Herbaria. La varietà vegetale in letteratura, linguistica e filologia
Convegno dottorale
Padova, 18-19 maggio 2023
A seed hidden in the heart
Proverbio gallese
of an apple is an orchard invisible
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Il Convegno organizzato dal 36° ciclo del corso di Dottorato in Scienze linguistiche, filologiche e letterarie dell’Università di Padova è dedicato quest’anno all’elemento vegetale – ai modi di conoscere e dire le piante – in letteratura, in linguistica, negli studi critici letterari e filologici.
L’interazione con la vegetazione è un aspetto vitale della cultura di ogni società e di ogni tempo. La flora costruisce il sistema a cui si è adattata la vita sulla Terra e connota il paesaggio, anche quando da esso viene esclusa. Non è solo ambiente ma risorsa, strumento, simbolo: il rapporto antropico con le piante è costante e profondo – eppure oggi «ne parliamo appena, il loro nome ci sfugge» (Coccia 2018).
In Occidente lo studio di erbe, alberi e arbusti assurge a dignità di scienza con la scuola peripatetica (IV sec. a.C.), che lo accoglie all’interno di un’ampia indagine sul cosmo, la vita e le caratteristiche del vivente. Oltre l’osservazione della fisiologia delle piante, il primo e forse il più intuitivo approccio alla conoscenza del mondo vegetale è quello di recepire la varietà delle sue manifestazioni. I testi botanici attraverso la produzione manoscritta tardo-antica e medievale sono stati tradotti, commentati, emendati e provvisti talvolta di sontuose illustrazioni. Così, le piante furono studiate non solo in prospettiva filosofica e biologica, ma anche in virtù delle loro associazioni magico-mitologiche e dei loro usi quotidiani: l’attenzione per l’elemento vegetale si svolse all’insegna una dialettica fra sapere scientifico e conoscenza popolare, tra elaborazione dotta e memoria tradizionale.
Questo grande bacino di conoscenza si trova rielaborato, moltiplicato e vivificato dalla scrittura letteraria: l’olmo in Virgilio e Catullo, in Nievo e in Vittorio Sereni; il pero di Hölderlin e poi di Zanzotto, il biancospino nella letteratura medievale; i giardini ameni dell’Arcadia di Sannazzaro, l’Arboreto salvatico di Rigoni Stern, fino agli elenchi vegetali dell’ambiente post-atomico di Antoine Volodine. Parlare di piante è spesso una scelta non secondaria all’interno del sistema poetico o narrativo di un autore. Il richiamo vegetale può assolvere a una ricerca di realismo, designare un riferimento affettivo e memoriale, acquisire valenze figurali e fungere da segnale di rimando alla tradizione, specie se viene usato un preciso lessico fitonimico. Offre inoltre una chiave di accesso per indagare il mutare dell’interazione antropica con la natura, arrivando alla contemporaneità, in cui menzionare le piante porta con sé tratti problematici, a partire dall’ assunzione di un «codice ecologico che della natura sottolinea la precarietà» (Scaffai 2019).
Negli ultimi decenni la prospettiva ecocritica ha permesso di illuminare le tensioni ecologiche e le preoccupazioni per l’ambiente all’interno delle letterature, evidenziando il ruolo dell’elemento non-umano nei testi e tracciando panorami epistemologici alternativi a quelli antropocentrici. In particolare, la vegetazione è stata spesso connotata, nelle letterature e nel cinema, come una realtà misteriosa – quando non inquietante – proprio in virtù della sua alterità: il mondo non-umano ritorna prepotentemente nelle scritture contemporanee (nel genere horror e fantascientifico, ad esempio) come veicolo di paure sociali e antropologiche e allo stesso tempo di un represso ecologico collettivo. Il regno vegetale può quindi farsi porta per esplorare altre zone del possibile e del diverso, problematizzando gli assiomi sui quali si è costruito, nei secoli, il concetto di ‘umano’.
Il rapporto antropico contemporaneo con il referente vegetale trova infine un’ulteriore prospettiva guardando alla lingua viva e pensando alle piante attraverso i loro nomi, o attraverso la perdita di essi. In un processo di deculturazione legato a cause ecologiche e sociali, la scomparsa del lessico fitonimico di varietà minoritarie o dialettali implica infatti lo sfaldamento di un patrimonio culturale che spazia dalle conoscenze di medicina popolare alla cultura materiale, e che si pone in definitiva alla base dell’interazione tra essere umano e natura.
Il convegno accoglie interventi in italiano e inglese. Di seguito si suggeriscono alcune prospettive di indagine, mantenendo aperta la possibilità di argomenti ulteriori e di intersezioni o interazioni fra le diverse discipline.
Studi letterari
• Figuralità: piante come simbolo o veicolo di apertura al discorso metaforico, metonimico, allegorico, nell’opera letteraria o nella produzione critico-saggistica. Fitonimi come luoghi testuali dinamici di attivazione, elaborazione e ricodificazione mitopoietica.
• Stile e tradizione: rilievi stilistici e lessicali legati alla menzione delle piante. Messa in evidenza di richiami e rimandi intertestuali innescati dal lessico fitonimico.
• Interazione antropica: messa in rilievo letteraria del rapporto umano con la vegetazione. Descrizione di nuovi mondi e nuove piante in opere dove il codice botanico e quello letterario interagiscono tra loro, come nella letteratura odeporica del Basso Medioevo. Approcci eco-critici alla rappresentazione della figura vegetale, piante come alterità non-umana.
Studi linguistici
• Lessicografia: progetti di studio e conservazione del lessico fitonimico, specialmente in ambito italo-romanzo e in lingue minoritarie, anche nell’ambito della rivitalizzazione linguistica.
• Lingua e ambiente: morte linguistica ed estinzione, distruzione degli ecosistemi e perdita delle lingue che vi si parlano; studi di ecolinguistica sul rapporto tra diversità biologica e linguistica.
• Linguaggio e cognizione: fitonimo come finestra sulla relazione tra fenomeni cognitivi generali e linguaggio; il ruolo di tratti semantici o categoriali ed etimologia nel definire il rapporto tra la percezione della realtà e la sua organizzazione semantica; studi di linguistica cognitiva e educativa.
• Contatto linguistico: fitonimo nell’ambito di fenomeni di contatto in sincronia e diacronia, come prestito o come traccia di substrati/adstrati linguistici; fitonimi in ambiti di multi- o plurilinguismo.
Studi filologici
• Trasmissione, circolazione e ricezione di erbari, opere di botanica, opere letterarie in cui viene valorizzato l’elemento vegetale. Indagini su loci testuali in cui figurano piante, con attenzione alle parentele tra manoscritti.
• Storia del testo e problemi editoriali di testi di argomento botanico. Apparato iconografico e rappresentazioni visive dell’elemento naturale all’interno della tradizione manoscritta.
• Diffusione del sapere botanico: studio delle fonti e rapporti intertestuali. Messa in rilievo dell’elemento botanico nella tradizione manoscritta, nell’esegesi testuale, nella produzione scoliastica e lessicografica.
Invio delle proposte
Le persone interessate a partecipare possono inviare la propria proposta di intervento entro il 15 dicembre 2022 all’indirizzo convegnoherbaria.disll@gmail.com. Il file, in formato .pdf, deve contenere un abstract (300/350 parole), una bibliografia minima di riferimento (massimo 5 titoli) e una nota bio-bibliografica (massimo 200 parole). Il comitato scientifico selezionerà i contributi e ne comunicherà l’esito entro il 31 gennaio 2023. Ogni relazione avrà una durata massima di 20 minuti. La richiesta di partecipazione implica l’impegno a partecipare al convegno. Le spese di spostamento e pernottamento sono a carico di chi partecipa. Il convegno si terrà il 18 e il 19 maggio 2023 presso il Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari (DiSLL) dell’Università di Padova.
Durante le giornate del convegno verrà organizzata una visita all’Orto botanico dell’Università degli studi di Padova.
È prevista la pubblicazione degli atti.
Per ulteriori informazioni: convegnoherbaria.disll@gmail.com.